Medio Oriente, perché una pace è impossibile

Il Medio Oriente è un territorio afflitto da tensioni e conflitti, da decenni. Ecco quali sono le cause che hanno determinato ciò

Fin dall’antichità la città di Gerusalemme è stata rivendicata e contesa, in quanto ritenuta Sacra, dalle principali religioni monoteiste: Islam, giudaismo e cristianesimo. In essa, in particolare nel sito della Cupola della Roccia – Spianata del Monte per i mussulmani – Abramo stette per sacrificare a Dio il figlio Isacco, nonché il luogo dove venne costruito il tempio di re Salomone. Gerusalemme fu anche la capitale del Regno di Giuda ed il luogo dove il profeta Maometto partì per il suo viaggio in cielo e dove Cristo venne crocifisso. Ma anche la sua collocazione geografica è simbolica in quanto situata al centro del mondo conosciuto all’epoca.

L’antica capitale dell’omonimo regno è oggi il baricentro dell’instabilità politico-sociale in Medio Oriente, soprattutto per via dell’antagonismo tra israeliani e palestinesi. Tuttavia sarebbe riduttivo – errore in cui cadono in molti – limitarsi a bollare come causa dell’instabilità la nascita dello Stato di Israele nel cuore della Palestina all’indomani della Seconda guerra mondiale, che ha suscitato la reazione militare araba. Essa sicuramente ha contribuito ed alimentato, ma non è la causa unica.

Come già esposto nella pubblicazione “La Questione mediorientale. Storia di una pace impossibile“, sono vari i fattori determinanti. Il primo, già anticipato, è la presenza ed origine nel medesimo territorio delle tre principali Fedi e la contesa, anche solo spirituale, di Gerusalemme quale capitale religiosa. Non a caso nel Medioevo fu l’epicentro dello scontro tra esse. Ed ancora oggi, come dimostrato recentemente dall’Isis – Islamic State of Syria and Iraq – rappresenta la culla di nuove “correnti” o presunte tali.

A tale rivendicazione va a sommarsi un’altra questione, destinata soltanto ad aggravarsi, che è quella delle risorse. Se è risaputo e sottolineato che nel Medio Oriente vi sono numerosi giacimenti di idrocarburi, petrolio in particolare. E la presenza di tale risorsa alimenta conflitti ed interessi internazionali. Tuttavia vi è un’altra risorsa, molto più importante, ad essere contesa che è l’acqua dolce. Il territorio è ricco di petrolio ma scarso di acqua. Paesi come Libia e Israele hanno alleviato tale sofferenza mediante l’impiego di tecnologie quali la desalinizzazione, irrigazioni goccia a goccia, sfruttamento delle falde sotterranee e così via. Tuttavia l’accesso e la disponibilità sono ancora limitate con pesanti ripercussioni sull’ordine sociale e la vivibilità.

Vi è poi un’altra caratteristica, quella dei confini artificiali tracciati dalle Potenze coloniali che hanno smembrato culture, popoli e regni dando vita a “Stati non Nazione“, ovvero Paesi abitati da popoli diversi. Basti pensare al Libano o all’Iraq. Un ordine scardinato che inevitabilmente va a gravare sulle tensioni già presenti. E non a caso alle rivalità religiose vanno ad aggiungersi quelle etniche che mutano in politiche per non parlare dei disegni egemonici perseguiti da alcune realtà.

Infatti i Paesi del Medio Oriente sono andati a schierarsi in due blocchi contrapposti durante lo scorso secolo, chi in direzione dell’Unione sovietica chi verso quella degli Stati Uniti. Quindi tale macroregione, che abbraccia sia parte dell’Africa sia parte dell’Asia, risulta marcatamente fratturata ancora oggi. Tra i nuovi attori decisi ad assumere un proprio ruolo nell’area, oltre ai “tradizionali”, figurano Cina e Turchia.

Finché saranno presenti tali fattori ( scarsità e fame di risorse, Fedi contrapposte, confini artificiali, ingerenze estere) ai quali vanno ad aggiungersi gli effetti del mutamento del clima, con ovvie ripercussioni, è difficile immaginare che possa prefigurarsi una pace perpetua.

Pierfrancesco Maresca


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